Dalla strada al potere: tre esempi di tracotanza

La tracotanza quotidiana. Se non sei disabile non puoi occupare il posto auto riservatdisabili. Carrefour in via Camillo Rosalba, cuore di Poggiofranco, quartiere di signori, ma teatro costante di scenari come il seguente: Suv bianco e abbagliante come uno specchio, pulito come una ceramica su un desco appena apparecchiato, lucido come un pavimento appena trattato con cera Grey; il mezzo infila il parcheggio riservato ai disabili, disattendendo il monito del cartello che ne segnala l’utilizzo. Scendono dal veicolo una donna molto giovane e la figliola di undici o dodici anni. La donna elegantemente sportiva e in forma smagliante, si dirige con movimenti agili verso l’entrata assieme alla figlioletta; un ultimo, languido sguardo verso la sua venerata auto prima di essere accolta dalle sliding doors del market. Esce poco meno di mezz’ora dopo, con il suo carrello della spesa, con la bimba ancorata al suo braccio e con un beato sorriso stampato sulla proprio viso curato e truccato. Chiedersi quale modello questi genitori offrono alla propria prole?
La tracotanza politica. Esempi di tracotanza politica sono veramente tanti; uno tra tutti emblematico:otto disabili nel luglio del 2021, per protesta, occupano la stanza del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
Gli otto chiedono che venga riconosciuto loro il diritto alla carrozzina; occupano la stanza vuota per una notte. Epilogo: a distanza di poco più di un anno, gli otto “scellerati e terribili invasori” sono condannati a quattro mesi di reclusione o poco più di 9400 euro di multa. DURA LEX SEND LEX: Condannati perché rivendicavano un loro diritto da tempo negato!
La tracotanza del potere. Esempio di massima tracotanza del potere che causa il massimo danno al cittadino lavoratore: è l’incubo di una dipendente dell’istituto Osservatorio Radar istituito e gestito dall’ei fu Provincia di Bari, la cui finalità era formare il personale marittimo orientandolo alla tutela dell’ambiente.
Quando nel 2015, dopo la soppressione della Provincia, l’istituto venne messo in liquidazione, si sarebbe dovuto provvedere ad inglobare o, al peggio, a licenziare la dipendente che avrebbe almeno potuto cercare altro lavoro. Ma da quell’anno la dipendente in oggetto è stata relegata in un limbo. Sino ad oggi (anno del Signore 2023!) non ha ricevuto uno stipendio, non ha potuto cercare altro lavoro perché non licenziata e per quest’ultimo motivo non ha potuto fare ricorso all’indennità di disoccupazione.
A nulla sono valse le azioni giudiziarie vinte dalla (ex?) dipendente: il decreto ingiuntivo notificato alla Città Metropolitana che ordina il pagamento di 17.373 euro viene impugnato dal nostro Primo Cittadino Metropolitano: ma il diritto della signora ex dipendente viene nuovamente riconosciuto (e ribadito) dalla Legge (che ogni tanto è equa).
Ad oggi, nonostante tutto, né soldi di cui al decreto ingiuntivo, né arretati, né stipendio mensile.
Nessun riconoscimento, nessun indennizzo, nessun diritto, che pur la Carta Costituzionale riconosce!
DURA LEX SED LEX: non si applica a vantaggio del lavoratore se la controparte è un carrozzone pubblico.

RAFFAELLO DACCOLTI

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